La luce del mattino sulle dune intorno al campo Davide: E la giornata inizia al meglio: mente e motore a...

"Le Rallye" al passo di Nega

/
0 Comments

La luce del mattino sulle dune intorno al campo
Davide: E la giornata inizia al meglio: mente e motore ancora freddi, e giù. Giù da quello scivolo di sabbia per riprendere il nostro cammino verso il passo di Nega. La sabbia è davvero soffice, ed è meglio non fermarsi mai: ripartire è un incubo, ed è sempre difficile riguadagnare la giusta velocità per viaggiare in scioltezza.
Passiamo a lato di un villaggio e tutti si sbracciano come sempre: ovviamente a dar retta a tutti ti dovresti fermare in ogni casa... Tiriamo dritti e continuiamo a viaggiare a lato di montagne nere, su una sabbia molto chiara e quasi inconsistente. Altro gruppo di case e sosta obbligata: ‘El Gheddiya, andiamo bene per El Gheddiya?’ Indicando una direzione con il braccio. Inutile cercare risposte certe: uno dice di si, l’altro no, ma tutti vogliono che ti fermi e chiedono un regalo...
Tempo zero e tutto il villaggetto è intorno alle moto: si prova a richiedere a chi sembra essere il capo, sempre dopo tutti i saluti di rito. No, la strada è sbagliata, bisogna girare intorno alla montagna di prima... Stavolta il GPS non ci ha preso, e l’intuito neppure. Avanti si potrebbe andare, ma il passo, dritti da qui, è buono solo per i cammelli. Dalle carte non si capisce veramente niente, ma mezz’ora di consulto con i locali ci convince di tornare sui nostri passi. Non val la pena di rischiare e dopo aver ritirato tutte le nostre cartine, si decide di tornare un po’ indietro, al villaggio di prima.
Penso che un po’ tutti ti prendano per un marziano: un marziano deficiente. Almeno facessi ‘Le Rallye', ma qui che cavolo ci fai? Poi vestito così da scemo... e possibile che in tutto quello zaino non ci sia neanche un regalo per loro? E poi impara a pronunciare bene i nomi delle città: mica ‘El Gheddiya’, più una cosa tipo ‘Lgddiaa’...
Se non altro tornati al primo villaggio sembra che le comunicazioni funzionino meglio. Vien fuori pure che il tipo si sbracciava (all’andata) per farci capire che stavamo sbagliando strada: ‘Le Rallye’ girava prima, non dovevamo andare dritti... No, non facciamo ‘Le Rallye’, ma il passo di Nega rimane quello anche per noi turisti... -E che giro fa ‘Le Rallye’ quest’anno? E passa di qui? Perchè quando passa è una grande festa... Uno, forse due anni fa... -Davvero, non sapremmo, però grazie per le info. Spiacenti, niente regalino. Anche se questo, forse, se lo sarebbero meritato...
Canyon cieco al passo di Nega
Prendiamo la giusta direzione, e se prima la sabbia sembrava molle, ora è ancora più soffice, e come se non bastasse la pista si arrampica sulla montagna...
Fermarsi qui vorrebbe dire insabbiarsi nel ripartire e spingere fino alla morte: poco importa se l’acqua bolle e il motore reclama una sosta, io mi fermo solo se finisce la benzina...
Dai gas, fammi sentire questo limitatore!
Per arrivare in cima al passo bisogna percorrere una pista di sabbia soffice che si arrampica tra colline e valloni, e la tentazione di fermarsi a fare qualche foto viene smorzata solo dall’idea di dover spingere in salita. È una pista stranissima: sembra una nostra strada di montagna con curve e controcurve, ma qui non c’è asfalto e i solchi dei 4x4 rendono il tutto ancora più rognoso. In una ‘sponda’ troppo brillante mi si gira anche il ginocchio, ma davvero su queste piste non c’è la possibilità di fermarsi a compatirsi...
Prima di partire qualche lettura sul ‘temibile passo di Nega’ mi aveva spaventato e affascinato, ma ora, percorrendo la pista, ogni pensiero che non sia inerente alla assoluta necessità di dare gas svanisce, e così anche la salita di sabbia finisce. Arriva a ruota Nicola e tiro un respiro di sollievo: pezzo impestato passato ...e subito ne sento la mancanza....


E dopo la sabbia le pietre, ma prima, tanto per gradire, il giusto mix di sabbia con pietroni che spuntano fuori. Comunque il paesaggio rimane incantevole e, dopo una sosta fotografica, si riprende a correre prima sulla sabbia, e poi su pistoni veloci. Incontriamo qualche configurazione isolata di rocce strane, poi tutto di nuovo un po’ più monotono. Le piste si fanno più numerose, ma tanto ormai siamo vicini a incrociare una strada asfaltata che porta dritti a Tidjikdja.
Dopo tanto andare per piste, trovare l’asfalto dà sempre conforto, anche se dentro muore qualcosa...
Dopo qualche decina di km arriviamo alla ‘meta di tappa’, Tidjikja, e -come sempre- la prima cosa da fare è cercare benzina e un posto per dormire. Per la benzina siamo sfortunati (al distributore della città non hanno benzina, solo gasolio, ma se ne vogliamo ne hanno casualmente un paio di taniche a 2 euro il litro...). Abbiamo però conservato una preziosa indicazione che ci hanno dato dei turisti a Nouakchott su dove dormire. Il posto è gestito da un'europea che ha sposato una guida locale, e l’accoglienza è scarna ma calorosa.
Se non altro un ragazzino che bazzica in questo posto ci dice che in città la benzina (benzina normale, di un biancastro lattiginoso) si trova, al mercato nero, ma che se andiamo noi il prezzo lievita, per cui si offre di andare in avanscoperta e trattare per gli ottanta litri necessari... Detto fatto, ma ovviamente nasce una discussione infinita al momento di pagare, in quanto il prezzo pattuito (comunque maggiore di quello praticato dalla distribuzione ‘regolare’), era riservato solo ai locali: noi siamo turisti e quindi ricchi e scemi, per cui dovremmo pagare i canonici 2 euro al litro. Peccato che il ragazzino non potesse guidare le nostre moto, altrimenti avremmo lasciato l’incombenza a lui. Al mattino seguente, faremo così  per comprare l’acqua necessaria. E ovviamente il risparmio sarà garantito!
All’auberge (che, come sempre,
è una sorta di ostello, o comunque qualcosa di molto lontano dal nostro concetto di ‘albergo’) incontriamo anche tre svizzeri che viaggiano coi quad: arrivano da Chinguetti, che si trova più ad est rispetto ad Atar, la nostra meta. Ci tranquillizzano e spaventano allo stesso tempo: pista lunga, difficile in alcuni tratti per via della sabbia molle, e in altri dura e scorrevole... a patto di trovare la strada giusta! E non si incontra anima viva...
Comunque la notte trascorre tranquilla, e al mattino siamo pronti per la tappa più impegnativa: 400 km di deserto (da fare in un paio di giorni) per arrivare ad Atar. Partiamo carichi di benzina e acqua, anche se un po’ intimoriti da una pista poco (o per nulla!) frequentata, e con pochi villaggi in mezzo...
Alla fine i km saranno circa 470, la benzina non sarà sufficiente e un po’ di paura pervaderà le nostra menti... ma andiamo con ordine.

Mauritania 2006: Stage 5
3 Gennaio 2007
Percorso: Boumdeid - Tidjikdja (203 km)


Mauritania 2006: Cronologia



    Nessun commento:

    © africatime.bike 2016. Powered by Blogger.